REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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INTERVISTA A GIACOMO BEVILACQUA L'AUTORE DI A PANDA PIACE
Giacomo Keison Bevilacqua, fumettista nato e cresciuto a Roma, diplomato
alla Scuola Internazionale di Comics, avvia la sua carriera come disegnatore
per l’Eura Editoriale. Carico di numerose e diversificate collaborazioni, nel
2008 si dedica alla creazione di un proprio webcomic intitolato A Panda piace: una serie di strisce con
protagonista un panda, nate per caso ma destinate a diventare un fenomeno sulla
rete. Da allora l’autore porta avanti questo progetto (che abbiamo visto declinato
in libri, miniserie, corti per la tv e merchandise di vario genere)
arricchendolo di tematiche spesso personali, che rispecchiano anche le esigenze
ed i problemi di un pubblico sempre più vasto ed affezionato.
Nel tempo, Bevilacqua, non si è
più fermato ma ha saputo spaziare con la realizzazione di una miniserie autoriale
in tre numeri per l’Editoriale Aurea dal titolo Metamorphosis e con l’illustrazione del libro di Luca Marengo Roma città morta. Nel 2015 scrive,
disegna e per la prima volta interamente colora il suo graphic novel: Il suono del mondo a memoria.
Bevilacqua, attraverso la
narrazione fumettistica, si è reso paladino dell’importanza del saper
affrontare e gestire gli eventi avversi, trasformandoli nel motore per
realizzare qualcosa di positivo. La comicità interna a A Panda piace diviene un modo per affrontare la vita, una terapia e
un mezzo di diffusione degli strumenti di difesa dalle problematiche del
presente, adatto a bambini ma soprattutto ad adulti.
Dopo un iniziale blocco dovuto
all’emozione, risolto sul nascere dal disegnatore stesso con una pacata
proposta di aiuto (“Emozione?! Ma vuoi una capocciata per riprenderti?”, in
spiccato romanesco ovviamente), siamo riusciti a proporgli alcune domande in un
momento di pausa prima del consueto firmacopie.
Come ci si sente ad essere ansiosi in un mondo in cui l’ansia è ormai pane quotidiano per tutti e ad esprimerlo attraverso il disegno?
Io c’ho l’ansia da quando ancora non era mainstream. Il mio primo attacco d’ansia l’ho avuto a undici anni. Tutto quello che esprimo attraverso i fumetti di A panda piace, tra cui Ansia la mia migliore amica, è indirizzato ai ragazzini che soffrono a causa di questo disturbo e si trovano con genitori che non sono in grado di aiutarli non sapendo cosa dire loro. Questo fumetto insegna a trattare l’ansia come fosse un’amica, io ad esempio ho messo la mia ansia al lavoro per gestire il mio rapporto con le scadenze e le consegne che sono proprie del mio mestiere.
Sono un forte sostenitore del karma e secondo me chi usa l’ansia a sproposito prima o poi questa gli si ritorcerà contro. Se tu non hai l’ansia e fai “fumetti” sull’ansia prima o poi ti verrà e sarà più brutta di tutti quelli che l’hanno realmente; NON È UNA MODA, sappiatelo, è qualcosa di concreto che può affliggere chiunque. Nel momento in cui ne parli in modo costruttivo puoi fare del bene, se la usi come espediente per fare battute “stupide e carine” sì, ce sta a patto che tu approfondisca, oppure rimani qualcuno che fa battute “stupide e carine” su internet.
Quindi per te il disegno si risolve in un modo per esorcizzare l’ansia?
Di base sì. Ma tutto quello che ho fatto con A Panda piace è nato come un modo per esorcizzare tutto quello che succede nella vita. Ciò che poi è avvenuto con la realizzazione di Ansia la mia migliore amica mi ha portato ad un approfondimento del tema. Ma questo secondo me vale per tutti i fumetti in generale. Se tu hai una pagina Facebook e fai solo vignette prive di uno studio alla base, queste possono essere assimilabili come meme su internet. Riesci ad evolvere solo quando sei in grado di fare tuo quel tema dopo averlo approfondito. In questo caso diventi un fumettista. Altrimenti bisogna fare una differenza tra chi realizza meme su internet, e non trovo nulla di sbagliato in ciò, anzi servono anche quelli, e chi fa il fumettista.
Per te l’uso dei social è una piattaforma in grado di fornire un feedback diretto da parte dei propri lettori o è solo uno strumento per pubblicizzarsi?
Partiamo dal presupposto che su internet la capacità di concentrazione del lettore è limitata. Questo, dopo aver letto o visto un lavoro sui social, generalmente deve avere la voglia di operare un approfondimento sull’autore. Devono quindi essere differenziate le pubblicazioni fatte sulle piattaforme di condivisione, ad esempio io realizzo brevi strisce di A Panda piace specificatamente per i lettori del web, e quello che poi crei per la pubblicazione cartacea, per cui ho invece realizzato una storia di quattrocento pagine sempre di A Panda piace.
La sostanza è questa: se tu hai qualcosa da dire in più rispetto ad una vignetta, realizzi un fumetto e chi ti legge avrà piacere di comprarlo e in seguito riporlo nella propria libreria leggendolo ogni volta che ne avrà voglia. Con la differenza che su internet, dove le immagini scorrono e si alternano velocemente su uno schermo, difficilmente le andrai a recuperare in un tempo futuro. Ritengo che il fumetto prenda posto oltre che nella tua libreria, nella tua memoria e nel tuo bagaglio culturale. Qui possiamo fare un’altra differenza tra la bacheca Facebook, dove ti rimane ben poco di quello che condividi, e la tua libreria, dove le cose acquistano una consistenza e sono davanti ai tuoi occhi sempre e pronte ad essere lette.
Pensi che dall’amicizia con Zerocalcare possa nascere una collaborazione?
Chi lo sa, forse sì, forse no. È ancora presto per dirlo, io sono aperto a tutte le possibilità.
A cura di Aromando e Virginia Genco