REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI BARI
N° 31 DEL 11/08/2009
DIRETTORE RESPONSABILE MICHELE CASELLA
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IL ROCK STATUNITENSE NELLE RADICI DEL DEBUT ALBUM DELLA FORMAZIONE FIORENTINA
Ci sono tanti ascolti che confluiscono nel disco d’esordio degli Stolen Apple, ma sono certamente gli Stati Uniti ad aver indicato la strada maestra di queste dodici tracce di stampo alternative. Chitarre desertiche in stile Giant Sand, melodie che riecheggiano Nick Cave, suoni bronzei che sembrano provenire da paesaggi brulli e acri come quello della copertina: Trenches è un buon album con le radici ben piantate negli anni ’90, quando un disco come questo sarebbe stato velocemente catalogato nelle fila del post-rock d’annata. Dai mitici Van Pelt a momenti più psichedelici e “deviati”, la collezione di brani sfila coerente nello stile e calligrafica nell’esecuzione, eppure manca quella scintilla di unicità identitaria che ci sarebbe aspettata.
Diviso fra ballate classiche e affondi più hard, con l’elettricità delle chitarre sempre in primo piano e una voce che segue la linea ereditaria del grunge e dell’alt.country, Trenches pone le premesse per la carriera di una delle poche band italiane dal retroterra puramente rock. Avrebbe probabilmente giovato qualche assolo ‘old-school’ in meno e qualche contaminazione più aggressiva, oppure una fluidità melodica ancor più rimarcata come nel caso di Daydream. Un bon inizio, a cui dovrà necessariamente seguire una mossa coraggiosa di smarcamento dal già sentito, che nella qualità generale del prodotto discografico sembra bloccare le potenzialità deflagranti della band. Ad ogni modo un disco di rock sincero e ben prodotto, specialmente nella parte finale con la tiratissima Sold Out e la coda indie-melodica di In The Twilight.